È possibile che...difficoltà = opportunità? 🦅
Come ho usato l'infortunio per rinascere sportivamente.
Il 2 maggio 2018 (il giorno del mio 34° compleanno) subii l’intervento alla spalla destra al Policlinico Militare Celio di Roma per riparare la lesione alla cuffia dei rotatori.
Quella stagione iniziò con un cambio di preparazione importante, un aumento sensibile del carico di lavoro dopo che il 2017, anno successivo alla mia prima esperienza Olimpica, nonché primo con Ralf Schumann come allenatore della Nazionale, fu un annus horribilis dal punto di vista emozionale per me.
Per carità, se guardo ai risultati fu una buona stagione, culminata con un risultato stratosferico (594/600 punti, uno in più del record del mondo) alla Baltic Cup in Polonia e un terzo posto in Coppa del Mondo a Gabala (AZE).
In ogni caso io spero con tutto il cuore di non provare mai più un senso di angoscia come quell’anno. Della mia miserabile situazione psicologica purtroppo non parlai con nessuno apertamente. 🙅🏻♂️
Dopo le Olimpiadi di Rio 2016 mi sarebbe servita assolutamente una lunga pausa per riprendermi dagli sforzi di una preparazione olimpica maniacale e per ritrovare la motivazione giusta per continuare, per capire come e SE continuare.
Le Olimpiadi sono viste da tutti come il punto di arrivo per un atleta. Tutti spingono perché tu partecipi a questa gara. Media, Federazione, allenatori, amici e parenti. I 4 anni precedenti contano relativamente.
Ma in quanto “punto d’arrivo”…dopo cosa c’è?
La parola “fine” di un libro o “arrivo” in una gara podistica sanciscono la conclusione di un percorso; dopodiché, se uno se la sente, coi suoi tempi inizierà una nuova lettura o una nuova corsa.
Per me non è stato altrettanto facile riiniziare, soprattutto perché non ho potuto farlo coi MIEI tempi. Le scadenze sono state dettate dalle esigenze federali. C’era il nuovo allenatore che spingeva per cominciare la sua prima esperienza alla guida di una Squadra Nazionale ed io ero il punto di riferimento per tutto il movimento della Pistola Automatica in Italia.
🩺Credo che andrebbe data maggiore attenzione alle esigenze psicologiche. Il mio errore è stato non impormi nel dare forfait. Non sono il tipo di persona che si tira indietro quando fa fatica e ci tengo molto che la Pistola Automatica riveda il suo antico splendore in Italia.
Ero vecchio rispetto alla media dell’età degli olimpionici, ma mai prima di allora in 18 anni di tiro mi era successo di non avere voglia di andare in poligono! MAI!
Semplicemente avevo dato TUTTO quella estate e le batterie erano esauste, da cambiare. ⌛
Quell’anno, il 2017, si trascinò a fatica fino a fine stagione. Lo ammetto candidamente, mi allenai molto meno di quanto mi fosse richiesto e avevo zero voglia di andare ai raduni della Nazionale o alle gare. Feci anche presente la mia situazione allo staff federale.
Tutto questo excursus era necessario per farti capire come – a mio parere - arrivò poi l’infortunio alla spalla. 🚑
Il 2018 ricominciò subito forte con gli allenamenti e questa volta con carichi pesanti perché a fine stagione ci sarebbero stati i Campionati Mondiali in Corea e avrebbero assegnato le prime Carte Olimpiche.
Avevo il rigetto di fare raduni lunghi 2 settimane e questa situazione di disagio si protrasse per mesi finché il mio corpo mi venne in aiuto!
Al raduno di aprile con la Nazionale a Suhl (GER), durante una serie normale di 8 secondi, la spalla decise di dare forfait.
Me la immagino dire “Oh Maz, io mi sono stancata di questa situazione. Fai come ti pare ma io me ne vado!”
Un po’ come vedere la scena di Homer Simpson in cui il suo cervello scappa durante una situazione scomoda lasciandolo lì inerme .
Iniziai a vedere la pistola tremare, non avevo forza di tenere sollevata un’arma di un chilogrammo, non riuscivo nemmeno a sollevare la valigia da terra.
Fu interpretato come un segno di stanchezza, continuai ad allenarmi come potevo per i pochi giorni che restavano alla fine del raduno e tornai a casa.
Tornato alla base andai a farmi una risonanza magnetica ed ecco lì il verdetto: rottura atraumatica completa della cuffia dei rotatori.
HO FINALMENTE LA SCUSA PER FERMARMI!
ORA DEVONO CREDERMI!
Non solo, io sono convinto che senza questo infortunio non sarei ancora un atleta oggi, nel 2022. Avrei smesso per la disperazione, avrei capito che era meglio porre fine alla tortura alla quale mi sottoponevo rimanendo in balìa degli eventi.
Invece il mio essere super competitivo e il ragionare da Atleta mi diedero una rinnovata motivazione per tornare in pedana il prima possibile.
Sono quegli accadimenti della vita che ti insegnano tantissimo.
Il 2 maggio subii l’operazione a Roma, mi operò il bravissimo Col. Dr. Campagna.
Rimasi in caserma qualche settimana beneficiando della bellissima struttura del Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito, dei suoi infermieri e fisioterapisti, della palestra, della piscina.
I mesi che seguirono l’operazione furono veloci e impegnativi. In una parola: BELLI!
Utilizzavo una pistola ad aria compressa per fare allenamento in bianco con la mano sinistra. Facevo visualizzazione ad occhi chiusi per mantenere la memoria muscolare allenata sui movimenti della mia specialità senza dover muovere il braccio.
Mi vennero dati degli esercizi da fare una volta al giorno e io andavo in palestra da solo e li facevo due volte al giorno.
Non presi mai antidolorifici perché volevo sentire fin dove potevo spingermi con gli esercizi di riabilitazione. 🦾
Tornai a casa e pagai di tasca mia tante sedute di fisioterapia. Insistetti non poco per farmi ridurre il periodo di convalescenza dalla struttura militare preposta a farlo, altrimenti non sarei stato autorizzato a riiniziare gli allenamenti.
A due mesi esatti dall’operazione, il 2 luglio tornai in poligono ad allenarmi, ignorando il pungente dolore provocato dall’alzare il braccio.
Dopo 105 giorni dall’operazione partecipai ad una gara internazionale a Suhl (proprio il luogo dell’infortunio) e con un punteggio di 580 punti e 26 hits di finale salii sul terzo gradino del podio.
Il 9 settembre partecipai ai Campionati Mondiali e rimasi ben lontano dalla finale con un punteggio di 574 punti ma comunque soddisfatto per il solo fatto esserci dopo poco più di 4 mesi da quando mi vennero messi due chiodi nella spalla.
Nonostante le difficoltà posso dire che è stato un percorso di vita importantissimo.
Mi ha fatto capire molto su me stesso, sul modo di pensare e di reagire alle avversità. Mi ha ridato la motivazione di rimettermi in corsa e, ne sono certo, senza questo spiacevole episodio non sarei mai diventato CAMPIONE EUROPEO 2019 a Bologna 🥇
1 ANNO
4 MESI
19 GIORNI
DOPO L’OPERAZIONE.
Maz